L’allattamento al seno è un periodo molto impegnativo e stressante nella vita di una donna, e altrettanto importante per la salute del suo bambino. In particolare, le donne che allattano e contemporaneamente lavorano, possono incontrare diversi problemi che impediscono loro di proseguire l’allattamento, primo tra tutti quello di dover in qualche modo modificare gli orari di lavoro. In proposito, un nuovo studio australiano, dell’Università del Queensland, pubblicato sulla rivista Pediatrics, suggerisce che le mamme che lavorano hanno più probabilità di allattare i loro bambini per il minimo raccomandato di almeno sei mesi, quando il latte c’è, se possono dedicare all’attività lavorativa meno di 20 ore alla settimana.
Lo studio
I ricercatori hanno esaminato 2300 donne di un’età media di 33 anni, che lavoravano già prima del parto, utilizzando un questionario sulle loro abitudini, che veniva proposto alle donne un anno prima e un anno dopo la nascita del bimbo. Si è così evidenziato, dalle risposte al questionario, che quando il piccolo ha raggiunto i sei mesi di vita, circa il 60% delle mamme che lavoravano non più di 19 ore la settimana, continuava ad allattare, mentre solo il 47% delle mamme nutrici che lavoravano da 20 a 34 ore la settimana e il 39% di quelle che lavoravano almeno 35 ore la settimana proseguiva nell’allattamento, anche saltuariamente. Complessivamente, il 49% delle mamme dichiarava di allattare prioritariamente al seno i neonati fino a quattro mesi di vita, ed entro sei mesi il 58% proseguiva l’allattamento con il latte materno, anche solo di tanto in tanto.